Per il terzo anno Visottica Group e Borgoluce sostengono “Cuore di Marca”, progetto promosso dalla Fondazione “Oltre il Labirinto” per supportare persone con autismo residenti nella provincia di Treviso.
L’iniziativa, tenutasi nella splendida cornice della sede di Borgoluce a Susegana, ha coinvolto un gruppo di persone seguite dalla Fondazione, nella creazione delle ceste natalizie destinate ai dipendenti di Visottica Group. L’attività è stata svolta sotto la guida e supervisione di un team di educatori e psicologi.
In questa intervista, Mario Paganessi, Presidente di ‘Oltre il Labirinto’, racconta l’iniziativa e l’attività della Fondazione, sottolineando quanto sia fondamentale sensibilizzare sempre più persone sull’autismo e promuovere una corretta informazione su questo tema.
Mario, puoi raccontarci cosa ti ha spinto a fondare “Oltre il Labirinto” e quali erano gli obiettivi iniziali?
La Fondazione Oltre il Labirinto è nata nel 2008 con l’intento di dare risposte che fino a quel momento non esistevano. Ho deciso di aggregare alcune famiglie per costruire un progetto di vita e abilitazione per ragazzi con autismo. L’obiettivo non era solo affrontare le difficoltà nell’immediato, ma creare una visione strategica e di lungo periodo, un percorso che accompagnasse questi ragazzi per tutta la vita. Così, con 12 famiglie, abbiamo dato vita alla Fondazione.
Quali sono le principali sfide che affrontano le persone con autismo e le loro famiglie?
Le famiglie di persone con autismo affrontano sfide continue che cambiano nel tempo. Inizialmente, l’impegno è migliorare l’autonomia dei figli attraverso terapie e attività, soprattutto nei primi anni di vita. Poi i bambini crescono e, diventando adulti, sorgono nuove difficoltà. Dopo i 18 anni, una volta terminata la scuola, spesso manca un luogo dove possano essere accolti e inclusi. Inoltre, emerge il delicato tema del “dopo di noi”, perché come genitori, quando vediamo il tempo scorrere, ci rendiamo conto che è sempre più breve il periodo a disposizione per garantire un futuro sicuro ai nostri figli.
Quanto è fondamentale il sostegno della comunità e delle aziende come Visottica e Borgoluce per il successo del progetto “Cuore di Marca”?
Il sostegno di aziende come Visottica e Borgoluce è davvero fondamentale. Non si tratta solo di un supporto economico, che pure è importante, ma di un’attenzione che va oltre. Questi aiuti offrono ai ragazzi opportunità per occupare il loro tempo, un tempo che per loro è ancora più prezioso. Questi gesti non aiutano solo i ragazzi, ma anche le famiglie, che si sentono meno sole. Si viene a creare un legame virtuoso tra il mondo profit e no profit, diventando un esempio replicabile. Non è solo una questione di donare, ma di dare voce e visibilità a chi è fragile e spesso invisibile.
Come il progetto contribuisce a sensibilizzare la società sull’autismo?
Il progetto aiuta a trasmettere un’informazione corretta sull’autismo, mostrando che si può fare qualcosa per includere ragazzi spesso invisibili. Non si parla solo dei “ragazzi-fenomeno” che scrivono libri o scalano montagne, ma dell’80% che resta nell’ombra. Attraverso attività come l’assemblaggio dei cesti natalizi, il progetto diffonde una conoscenza più realistica dell’autismo, aiutando a superare stereotipi e a creare cultura.
In che modo il progetto aiuta a creare un ambiente di lavoro inclusivo per le persone con autismo? Puoi condividere qualche esempio pratico?
Il progetto offre opportunità di occupazione strutturata, come l’assemblaggio dei cesti natalizi. Non si tratta di lavoro vero e proprio, ma di attività che valorizzano le abilità dei ragazzi, anche quelle più nascoste. L’organizzazione di ambienti idonei e ripetitivi risponde al bisogno di routine delle persone con autismo, offrendo tranquillità e stabilità.
Cosa significa per te che ragazzi con autismo siano coinvolti nella realizzazione delle ceste natalizie per Visottica?
Significa dare dignità ai ragazzi, offrendo loro momenti e spazi che possono essere valorizzati. È un progetto commovente e importante che porta gioia, sia ai ragazzi stessi, sia a chi li osserva, come quando si vede la felicità nei loro occhi o un sorriso sincero. Questo coinvolgimento, come dicevo, rappresenta anche un esempio di collaborazione virtuosa tra il mondo profit e no profit.
Quali risultati positivi hai visto nei ragazzi che partecipano al progetto? Ci sono storie che ti hanno particolarmente emozionato?
I risultati più gratificanti si vedono nella gioia nei loro occhi, nella serenità che deriva dalla routine e nella crescita personale di ciascun ragazzo. Ogni storia è unica: c’è chi è molto motivato e chi, invece, aspetta solo il momento della pausa. Tuttavia, ognuno di loro porta con sé una storia, un’abilità o una non-abilità che sta a noi, in team, far emergere.
Come il lavoro pratico e creativo, come quello dei cesti natalizi, contribuisce alla crescita e al benessere delle persone con autismo?
Il lavoro pratico e creativo offre un ambiente strutturato, ripetitivo e sicuro, che risponde al bisogno di routine tipico delle persone con autismo. Questa stabilità è fondamentale perché permette loro di anticipare quello che succederà, riducendo stress e ansia. Inoltre, valorizza le loro abilità, promuovendo dignità e un senso di realizzazione personale.
Quante famiglie e ragazzi aiutate?
La Fondazione segue circa 180 famiglie. Aiutare queste famiglie significa organizzare attività di terapia a scuola, a casa e nel tempo libero, oltre a momenti di aggregazione come vacanze, gite e attività di socializzazione fondamentali per il futuro dei ragazzi.
Com’è una giornata tipo per i ragazzi?
La giornata tipo varia in base alle esigenze dei ragazzi e alle attività organizzate. Le attività principali includono terapie abilitative, momenti ludici o sportivi come andare in piscina o in bicicletta con mezzi adatti. Un elemento essenziale è la routine ripetitiva, che offre stabilità e tranquillità ai ragazzi con autismo. Anche momenti semplici, come la merenda o le attività occupazionali come l’assemblaggio dei cesti natalizi, danno valore al loro tempo e contribuiscono alla loro crescita e benessere.
Quali sono gli obiettivi futuri della Fondazione e come pensi che possano evolversi i progetti in corso?
L’obiettivo principale è il progetto Casa Indy, una casa residenziale che offrirà un contesto sicuro per cinque ragazzi con bassa autonomia. Inoltre, si punta a incrementare progetti che promuovano inclusione sociale e opportunità concrete per questi ragazzi.
Come immagini che l’inclusione di persone con autismo possa cambiare nella nostra società nei prossimi anni?
L’inclusione richiede un cambiamento culturale: è importante superare gli stereotipi e diffondere una conoscenza più realistica dell’autismo. Il coinvolgimento delle aziende e della comunità può creare opportunità replicabili, offrendo spazi di aggregazione, lavoro e occupazione. Solo così si potrà includere davvero questi ragazzi, anziché trattarli come invisibili.
Qual è il messaggio che vorresti trasmettere alle aziende e alle persone che ancora non conoscono la realtà dell’autismo?
Il messaggio è chiaro: l’autismo non è una malattia, ma una condizione. Prendersi cura di questi ragazzi è una vittoria per tutti. Le aziende possono fare la differenza offrendo attenzione, risorse e spazi idonei. Questo aiuto non è solo economico, ma un gesto che dà dignità, voce e visibilità a chi è fragile e spesso dimenticato.
La Fondazione Oltre il Labirinto è attiva a Treviso dal giugno 2009. La sua mission è garantire aiuto, assistenza, salvaguardia, trattamenti, servizi e quanto necessario nella fase di crescita e in età adulta per i soggetti con autismo.